"C'è un paio di scarpette rosse numero 24 quasi nuove. Erano di un bambino di tre anni e mezzo. Chi sa di che olore erano i suoi occhi bruciati nei forni?. Ma il suo pianto lo possiamo immaginare: si sa come piangono i bambini. Anche i suoi piedini li possiamo immaginare: scarpa numero ventiquattro per l'eternità perchè i piedini dei bimbi morti non crescono, non consumano le suole". E' una lama affilata che penetra nelle ossa, la poesia "C'è un paio di scarpette rosse" di Joyce Lussu, che ha ispirato il film "Schindler's list" di Steven Spielberg.
La leggono commevendo i presenti i ragazzi dell'Istituto comprensivo Enrico Fermi diretto dalla dirigente scolastica Agata Rainieri durante una mostra allestita dagli operatori della biblioteca, su iniziativa di Adele Ollà.
Tra i volti orribili dei nazisti e le pagine di cronaca esposte, riesumate dai giornali, e le foto di scheletrici uomini deportati nei campi, c'è tutto lo scempio dell'umanità qualdo il male vince sul bene. Nella sala biblioteca, intitolata al professor Fortunato Gatto, penetra lo stesso agghiacciante silenzio che dev'essersi sentito quando il Mondo, quel 27 gennaio del 1945, seppe la notizia di cosa era stato capace l'uomo. Allora, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Auschwitz scoprendo il tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti, il Mondo seppe quale orrore può commettere.
"La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista" ha spiegato ai ragazzi, Mariano Saccullo, dirigente della biblioteca comunale. "Nessuno avrebbe saputo di questa tragica pagina di storia se giornalisti, scrittori, e testimoni viventi non avessero raccontato i fatti.
Da qui l'importanza dei giornali, delle notizie, delle biblioteche che le raccontano" ha spiegato Saccullo. "Ad Auschwitz, circa 10-15 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa - ha spiegato -.
Ma l'apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati dentro a quel lager nazista perchè qualcuno i ha fotografati, li ha documentati". Un gruppetto di studenti ha acceso lumini, accentrando l'attenzione sulla necessità di non dimenticare la grande tragedia.
"Ho voluto organizzare questa iniziativa perchè ritengo che l'uomo deve riesumare dall'oblio la propria coscienza, deve dargli una connotazione umana forte. Perchè tutto questo non debba mai più accadere. Ma l'intento della biblioteca è anche quello di mettere in risalto volti e personaggi che a rischio della propria vita hanno contrastato il genocidio. E' su questi personaggi che vogliamo accendere i riflettori, per lasciare nei ragazzi la consapevolezza che l'uomo è capace anche di cambiare il corso della storia con le azioni buone".
Grazia Mignacca
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