Quattro ergastoli. E poi condanne per un totale di 106 anni di reclusione, “divise”tra gli altri 9 imputati. E una requisitoria scritta di ben 767 pagine, dove in pratica c’è la storia di Cosa nostra barcellonese sin dagli anni ’90 e fino ai nostri giorni, con gli ultimi “aggiornamenti” forniti dai collaboratori di giustizia. Eccezion fatta per il boss Carmelo D’Amico, i cui verbali rimangono “top secret” e ancora non sono stati depositati in nessun procedimento in corso dalla Distrettuale antimafia peloritana.
Ecco il giorno dell’accusa al processo contro il clan mafioso dei Barcellonesi scaturito dall’operazione antimafia “Gotha-Pozzo 2” del 2011, che ieri mattina davanti alla Corte d’assise di Messina presieduta dal giudice Nunzio Trovato ha avuto il suo epilogo dopo due anni di dibattimento e praticamente un’udienza a settimana. Un processo che cominciò nel settembre del 2012.
Ieri i sostituti procuratori della Dda Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Giuseppe Verzera hanno chiesto il carcere a vita per Salvatore Calcò Labruzzo, Enrico Fumia, Carmelo Giambò e Nicola Munafò. Hanno chiesto la condanna anche per tre pentiti che con le loro dichiarazioni hanno dato un importante contributo alle indagini dei carabinieri del Ros.
In particolare i magistrati hanno chiesto 5 anni per l’ex boss dei Mazzarroti, Carmelo Bisognano, mentre per il catanese Alfio Giuseppe Castro la pena sollecitata è di 4 anni e 6 mesi, per Santo Gullo la condanna a 12 anni e 6 mesi.
Oltre all’attenuante speciale per tutti e tre i collaboratori, i pm hanno chiesto di applicare la prescrizione ad alcuni dei reati contestati a Bisognano e Gullo, tra cui alcuni omicidi, proprio in virtù della concessione dell’attenuante per i collaboranti.
Ecco le altre condannate richieste: 18 anni ciascuno per Tindaro Calabrese e Giuseppe Isgrò, 15 anni per Nicola Cannone, 12 anni per Zamir Dajcaj, 15 anni per Angelo Porcino, 6 anni per Salvatore Puglisi (la posizione di Mariano Foti è stata stralciata per motivi di salute, e rinviata al 14 novembre). Per quel che riguarda le quattro richieste d’ergastolo, bisogna fare una distinzione a seconda degli imputati, in relazione ai cinque omicidi contestati. A Calcò Labruzzo sono attribuiti gli omicidi Triscari Barberi e Lupica, a Fumia gli omicidi Perdichizzi e Munafò, a Giambò l’omicidio Ballarino, a Munafò l’omicidio Perdichizzi. |
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