di Anna Mallamo Isolamento, isolatria, isolandia, isolitudine... ci sono mille parole per circumnavigare il concetto di “isola”, senza esaurirlo mai, senza raccontarlo tutto: così, in una pluralità di voci, approcci e sguardi, le opere della mostra “Eolie 1950/2015. Mare Motus” che sarà inaugurata oggi alle 19.30 a Lipari, nei suggestivi spazi della ex chiesa di Santa Caterina.
L’isola ospiterà i “tentativi d’isola” delle opere, la “pluralità” dell’isola – come diceva Gesualdo Bufalino, altro cantore d’isolitudini e collezionista di sguardi – attraverso la pluralità di artisti e di tecniche, di percorsi, di materiali, di ricerche. Ci saranno foto e video, sculture e pitture, elettronica e ceramica. E il dialogo, fitto e vivo, coi grandi maestri del Novecento siciliano: da Carla Accardi a Fausto Pirandello, da Renato Guttuso a Emilio Isgrò, Pietro Consagra, Salvo, Ferdinando Scianna. E pure una testimonianza di Alberto Burri (“BiancoCretto”del 1969): da Lipari a Gibellina, l’arte che si fa riparazione, cicatrizzazione.
La mostra, a cura di Lea Mattarella e Lorenzo Zichichi, resterà aperta fino al 30 settembre nella ex Chiesa divenuta ormai raffinato spazio espositivo. Quaranta gli artisti presenti, in tutto: tra loro testimoni della cultura sudamericana, grandi fotografi e videoartist, scultori e autori di imponenti installazioni. Mischiato e cangiante Voci, coro, pluralità nel tentativo d’afferrare la pluralità dell’isola, dove «tutto è mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti», scriveva Bufalino.
Vale per la Sicilia tutta, e per le isole dell’isola, le fascinose Eolie, e Lipari tra loro, «vere e proprie isole-continenti anche nelle affinità e differenze», scrivono i curatori nel saggio. E accanto ai “numi tutelari”,i grandi siciliani che dell’isola hanno illuminato aspetti differenti (la materia di Consagra, l’arabesco della Accardi, la carne dolente di Pirandello, le donne mediterranee di Emilio Greco, le indimenticabili facce di Scianna, i nomi che diventano segno di Salvo, le cancellature di Isgrò), tanti altri artisti contemporanei che raccontano delle misteriose proprietà di assenza-presenza dell’isola (il cui massimo esempio è l’isola Ferdinandea, capace di scomparire «per sottrarsi agli uomini» e al centro di un ciclo di lavori di Franco Accursio Gulino): l’isola da cui si parte, come nella foto “cancellata” di Francesco Vaccaro.
L’isola che diventa carcere, luogo concentrazionario per eccellenza, e dunque l’isola fucina di evasioni, sogni, immaginazioni. Ed ecco i lavori dei fotografi Martin Parr, Elger Esser, Nan Goldin, Gioberto Noro, Carlo Gavazzeni Ricordi, Raffaela Mariniello, Alice Pavesi Fiori e Veronica Nalbone, tra le video installazioni l’opera di Elena Bellantoni. E poi Valerio Berruti, Rosario Bruno, Franco Accursio Gulino, Laura Panno, Mauro Di Silvestre, Alessandra Giovannoni, Silvia Camporesi, Cristiano Pintaldi, Bruno Ceccobelli, Andrea Di Marco, Fathi Hassan, Alberto Biasi, Velasco, Paolo Picozza, Mimmo Paladino, Gonzalo Borondo, Carin Grudda, Francesco Messina, Francesco Vaccaro e rappresentanti del Sud America come Samy Benmayor, Sebastian Yrarrazaval, autori di installazioni di grande impatto come Gregorio Botta, Elisabetta Novello e Riccardo Monachesi.
L’isola punto d’arrivo del nostro vagare, dove ci aspetta la poltrona dell’opera di Veronica Nalbone “Da lontano”: si scorge, appunto da lontano, il profilo di Alicudi, isola sognata e immaginata, isola contemplata dal prospetto di un’altra isola, dove sedersi a guardare. Perché forse la vita non è che andare da un’isola all’altra, sognare un’isola dall’altra, senza fine.
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