ITALIA - IL GIORNO DEL RICORDO- LE FOIBE E MARIA PASQUINELLI- 'DAL PANTANO ...
DATA NOTIZIA: 10/02/2013 - FONTE NOTIZIA: Salvatore Calà
 

IL 10 febbraio di ogni anno ricorre il “Giorno del ricordo” che commemora i tanti, molti, italiani massacrati dagli Iugoslavi di Tito e gettati nelle “foibe”, fosse carsiche che occultano i cadaveri di migliaia di italiani, a volte criminali di guerra ma, spesso, gente innocente il cui solo torto era di essere italiani. Istituito con legge n. 92/2004 al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una targa commemorativa, destinata ai parenti degli "infoibati" e delle altre vittime delle persecuzioni, dei massacri e delle deportazioni attuate dai Titini in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale durante l'ultima fase della Seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. Per l'occasione  sento il bisogno di ricordare questa giornata con la figura di Maria pasquinelli li –  che rivive attraverso il mio libro "Maria Pasquinelli- Dal Pantano d'Italia è nato un fiore” la cui edizione è stata curata dalla “Pubblipress editore di Brolo”.

Maria Pasquinelli, che il prossimo 16 marzo compie 100 anni e vive con la sorella fu una figura importante nel periodo storico che va dal 1943 al 1947. Dopo l'occupazione di Spalato il 12 settembre del 1943 i Titini imposero il disarmo della Divisione Bergamo che presidiava la zona e iniziarono a imprigionare soldati e civili italiani che furono poi sommariamente uccisi nell'indifferenza dell'imbelle generale italiano Emilio Becuzzi. La stessa Pasquinelli, che mi piace chiamare “la Pasionaria” fu imprigionata dai partigiani e condannata a morte. Liberata dalle avanguardie tedesche, che aiutò a recuperare da una fossa comune le salme di 106 civili italiani e militari della "Bergamo" uccisi durante l'occupazione titina e documentò le stragi degli italiani. Minacciata di morte dai comunisti, ma temendo anche gli  ustascia abbandona la città rifugiandosi a Trieste. Se oggi si è squarciato il velo sulla vicenda lo dobbiamo in buona parte all'opera della maestrina fiorentina che fece recuperare e filmare dai tedeschi i cadaveri degli italiani infoibati.


si scrive Pasquinelli si legge Foiba


Dal pantano d'Italia è nato un fiore

Maria uccise a Pola, il 10 febbraio del 47, il brigadiere generale inglese Robert W. De Winton che era in procinto di consegnare la città ai Titini, regalando alla storia e all'Italia un gesto estremo.

- Traggo dal mio libro: “Tra la folla una giovane donna dagli occhi nerissimi e assenti, i folti capelli pettinati all’insù e l’aspetto fiero e sofferente, stava immobile, stretta nel suo cappotto rosso...” Il Generale era appena sceso dall’auto quando d’improvviso l’atmosfera, che la pioggia contribuiva a rendere quasi surreale, fu drammaticamente interrotta da alcuni colpi di pistola. Quattro o cinque in rapida sequenza. Raggiunto in pieno petto da tre pallottole, Robert W. De Winton, colpito al petto, si accasciò un attimo su se stesso comprimendosi istintivamente con le mani le chiazze di sangue sul torace che, copiose, già cominciavano a macchiargli mostrine e decorazioni”. Ma perchè tutto questo? Da  un lungo  studio del profilo e della vita della Pasquinelli, dei rapporti di intelligens dei servizi segreti che avevano annunciato l'attentato agli inglesi con nome e cognome dell'attentatrice e pure dalla varie  ipotesi, alcune non sensa fondamento, tipo che al gesto doveva seguire un'insurrezione della regione; che la pasionaria fosse l'amante del comandante della X Mas e tanto altro ancora. Qualcuno, in quell'oscuro crogiuolo che spesso lega la storia alla politica, ebbe l'impudicizia di dire che si trattò delitto passionale.

La verità però e solo una, semplice, scritta e consegnata in un documento, dalla stessa “Pasionaria”, che emerse insieme ai corpi martoriati degli innocenti dalle foibe e si stampò per sempre nell'animo della figura più splendida e coraggiosa del periodo fascista- “Seguendo l’esempio dei 600.000 Caduti nella Guerra di Redenzione 1915-18, sensibile come loro all’appello di OBERDAN, cui si aggiungono le invocazioni strazianti di migliaia di Giuliani infoibati dagli Jugoslavi dal settembre 1943 a tutt’oggi, solo perché rei di italianità, a Pola irrorata dal sangue di SAURO, capitale dell’Istria martire, riconfermo l’indissolubilità del vincolo che lega la madrepatria alle italianissime terre di Zara, di Fiume, della Venezia Giulia, eroici nostri baluardi contro il panslavismo minacciante tutta la civiltà occidentale. Mi ribello – col proposito fermo di colpire a morte chi ha la sventura di rappresentarli – ai Quattro Grandi che alla Conferenza di Parigi, in oltraggio ai sensi di giustizia, di umanità e di saggezza politica, hanno deciso di strappare una volta ancora dal grembo materno le terre più sacre all’Italia, condannandole o agli esperimenti di una novella Danzica o – con la più fredda consapevolezza che è correità – al giogo jugoslavo, sinonimo, per la nostra gente di indomabilmente italiana, di morte in foiba, di deportazione, di esilio.”

                                                                                                            
 resti di infoibbati vengono portati alla luce grazie all'opera di Maria pasquinelli

Per questo si impone un approccio diversocon le foibe e - anche se è semplicistico esaurire il discorso in poche pagine,si può affermare che una vergogna del tutto italiana, ha impedito che si processassero i responsabile di questo crimine contro l'umanità che hanno nomi e cognomi che se da un lato non furono mai processati perché, se da un lato la magistratura italiana attraverso la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, stabiliva la cessata giurisdizione e di conseguenza l’impossibilità per la giustizia italiana di perseguire i responsabili degli eccidi perpetrati in Istria, a Fiume ed in Dalmazia durante e dopo la guerra, dall’altro l’INPS poteva invece erogare tranquillamente la pensione e tutti gli arretrati relativi agli stessi ex imputati e carnefici. Per questo è necessaria una commemorazione diversa, sentita, schietta, legata a un viaggio sui luoghi, ecco la testimonianza che passa attraverso un ritagli odi giornale ingiallito:

 GIà,  un ritaglio di giornale italiano ingiallito dal tempo che mi diedE, con le lacrime agli occhi, a Pisino, la signora Alma Stranj, che ancora oggi, a 80 anni e dopo 50 passati nell'ex Iugoslavia, sogna ancora di morire in Italia presso il fratello a Bussolengo in provincia di Verona. Alma, italiana in terra straniera, scese appoggiandosi a un baston, le scale, mi accompagnò su un dirupo, mi mostrò una scritta che mi lasciò di stucco “Bar della Foiba”, più in la, davanti al castello medievale di Pisino le cui finestre danno direttamente nell'orificio della foiba apri il giornale e lesse piano dal corpo di un articolo, perchè da quelle parti negano il massacro,” “Muoio per la mia Patria, muoio per l’Italia, muoio per l’italianità dell’Istria e della nostra Patria”. Si stropicciò gli occhi e disse: si chiamava Stefano PETRIS, tenente Stefano PETRIS, combattente contro i Tedeschi prima e i partigiani di Tito poi, venne fucilato dai Titini l’11 ottobre 1945. In basso sul giornale, di suo pugno aveva disegnato un cuore e una rosa. Si una rosa, bella come la scritta che  dopo l'arresto di Maria Pasquinelli, comparve in mille volantini su Trieste: "Dal pantano d'Italia è nato un fiore"

Enzo Caputo

 
 
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