Alle tre Cime di Lavaredo, in una giornata con
pioggia, neve e freddo, la maglia rosa sigilla il suo trionfo staccando
tutti. Per il podio, Uran spodesta Evans dal secondo posto, indietro
Scarponi di LUIGI PANELLA
TRE CIME DI LAVAREDO - Ci voleva
proprio questa nuova grandissima impresa. Dopo la straordinaria
vittoria, anche se dal sapore un po' 'asettico', della cronoscalata,
Vincenzo Nibali sigilla il suo al Giro d'Italia uscendo trionfatore da
un tremendo corpo a corpo sulle Tre Cime di Lavaredo: una sfida fatta di
pioggia, neve, sguardi di paura e di coraggio, altitudine e soprattutto
tanto freddo. Le Tre Cime di Lavaredo non potevano essere banali, e
infatti l'impresa della maglia rosa è da almanacco. Avviene lì dove il
'velocista' Eddy Merckx (come fu incautamente definito il favoloso
belga) spiccò la sua prima cavalcata rosa, ma anche dove lo stesso
Cannibale, in una memorabile tappa vinta dall'arrampicatore Fuentes, fu
staccato da un giovanissimo Gibì Baronchelli. Accanto a questi nomi, ora
c'è anche quello dello 'Squalo dello Stretto', che a nostro avviso sale
oggi dal livello di ottimo corridore a quello di campione.
Il
meteo è complice della grandezza dell'impresa e al tempo stesso ne è
cornice inclemente: dopo un illusorio sole, pioggia e neve ornano il
finale di gara. Se non altro, stavolta il piano B dell'organizzazione
funziona. Rispetto a quella originaria, percorso più lungo ma più facile
(si fa per dire): restano le salite del Passo delle Tre Croci e
l'arrivo alla Tre Cime. Dopo un giorno passato su rulli lisci come
l'olio, e visto che ormai c'è rimasta solamente la passerella verso
Brescia, non c'è la predisposizione mentale per lasciare spazio alla
fuga di giornata.
Male per quattro coraggiosi che vanno in avanscoperta. Tre hanno
anche un bel rapporto con il Giro: l'ucraino Popovych prima di fare il
gregario di lusso conquistò il podio, il russo Brutt una frazione l'ha
vinta nel 2008, il passistone Hansen è fresco di conquista, nella
pioggia di Pescara. Completa il quadro Giairo Ermeti, in pistard.
Presenza non casuale, si tratta della consueta fuga televisiva
dell'Androni di Gianni Savio.
Verso il Passo delle Tre Croci
inizia un duello molto interessante per la maglia bianca di miglior
giovane. Bentancur accusa un problema meccanico che ne genera uno ai
polpacci: rientra a fatica mentre davanti la Saxo tira a tutta per
Majka. Il colombiano viene aiutato da connazionali di squadre diverse:
una santa allenza per gli eredi del famoso Lucho Herrera, uno che vinse
alla Tre Cime nel 1989 e, a proposito di alleanze trasversali, salvò uno
dei cinque Tour di Bernard Hinault. A conti fatti il fine giustifica i
mezzi, se alla fine la maglia bianca diventa colombiana.
Splendido
il finale, con Nibali che mette l'Astana a tirare e, uno dopo l'altro,
va a riprendere gli uomini in avanscoperta. Il suo non è uno scatto
secco, non lo permette la tipologia della salita: si tratta di una serie
di accelerazioni che lentamente ma inesorabilmente fanno il vuoto.
Dietro Evans, pur non avendo una grande condizione, resta fuoriclasse
nel carattere: soffre ma non si accontenta, torna, lotta, poi cede di
nuovo. Uran gli sfila il secondo posto nella generale (che giornata per
la Colombia!), lui comunque conserva il podio. Non glielo insidia
Michele Scarponi: la faccia stravolta del marchigiano, nella
drammaticità, è l'ennesima bella immagina di una grande giornata di
ciclismo. E, a proposito di volti, giusto parlare anche di un uomo che
con le Tre Cime c'emtra poco: Mark Cavendish arriva distrutto, ma
arriva. perde la maglia rossa a punti, ma si guadagna con tenacia il
diritto di riprendersela nello sprint di Brescia. Direbbero i francesi,
'chapeau'. per associazione di idee: Nibali, ma il Tour? Perchè non
sfrutare questo momento magico? Per ora c'è un no, velato, non secco.
C'è tempo per riparlarne, per ora si gode il Giro: "Grazie alle persone
che mi hanno aspettato in vetta e all'organizzazione che ci ha permesso
di arrivare qui. Avevo paura che qualcuno scivolasse, nel tratto finale.
All'arrivo mi sono girato e ho baciato la fede, il mio ultimo pensiero
prima di tagliare il traguardo è andato a mia moglie Rachele. Volevo
dimostrare di esserci sempre e di poter combattere fino alla fine".
ORDINE D'ARRIVO 1 - Vincenzo Nibali (ITA-Astana) 2 - Fabio Duarte (COL-Colombia) a 17'' 3 - Rigoberto Uran (COL-Sky) a 18'' 3 - Carlos Betancur (COL-Ag2r) a 21'' 5 - Fabio Aru (ITA-Astana) a 44'' 6 - Franco Pellizotti (ITA-Androni) a 48'' 7 - Domenico Pozzovivo (ITA-Ag2r) a 54'' 8 - Damiano Caruso (ITA-Cannondale) a 58'' 9 - Darwin Atapuma (COL-Colombia) a 1'00'' 10 - Rafal Majka (POL-Saxo Tinkoff) a 1'04' CLASSIFICA GENERALE 1 - Vincenzo Nibali (ITA-Astana) 2 - Rigoberto Uran (COL-Sky) a 4'43'' 3 - Cadel Evans (AUS-BMC) a 5'52'' 4 - Michele Scarponi (ITA-Lampre) a 6'48'' 5 - Carlos Betancur (COL-Ag2r) a 7'28'' 6 - Przemyslaw Niemiec (POL-Lampre) a 7'43'' 7 - Rafal Majka (POL-Saxo Tinkoff) a 8'09'' 8 - Benat Intxausti (ESP-Movistar) a 10'26'' 9 - Mauro Santambrogio (ITA-Fantini) a 10'32'' 10 - Domenico Pozzovivo (ITA-Ag2r) a 10'59'' |
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