A pochi giorni
dalla solenne cerimonia del Foro Italico di Palermo che lo scorso 25 Maggio ha
proclamato Beato Padre Pino Puglisi, la comunità di Piraino fa un passo
indietro nella sua memoria e ritrova con chiarezza le radici pirainesi del
coraggioso prete che con il suo sorriso sfidò la mafia, pagando con la morte.
Alcune delle
notizie circolate in questi giorni, infatti, sono apparse poco veritiere e si è
reso dunque necessario un approfondimento della questione; che Don Pino Puglisi
fosse originario di Piraino era cosa risaputa da tempo, ma questa sua
discendenza da anni era stata attribuita alla madre. Oggi invece, dopo
un’attenta verifica operata fra gli atti dell’anagrafe dal personale comunale,
siamo in grado di individuare in maniera certa il ramo pirainese dell’albero
genealogico del neo Beato Puglisi ovvero la nonna materna, Rosa Faranda, nata a
Piraino in contrada San Costantino il 23 Febbraio 1884.
Questo legame
con il territorio ma soprattutto la forza d’animo e il coraggio espresso da Don
Pino Puglisi nel corso della sua missione apostolica, quando decise di
combattere la mafia restando accanto ai giovani di Brancaccio per insegnare
loro la misericordia e sottrarli così alla malavita organizzata, spinsero
l’amministrazione comunale di Piraino, guidata dall’allora sindaco Dott. Enzo
Princiotta, a deliberare l’intitolazione del Centro Socio-Culturale proprio
alla sua memoria.
Con
Deliberazione della Giunta Municipale n. 601 datata 11/10/1995 “ritenuto che la
persona di Don Giuseppe Puglisi abbia benemeritato della Nazione”, l’organo
esecutivo dell’amministrazione di Piriano chiese detta intitolazione al
Ministero degli Interni, tramite la Prefettura di Messina dalla quale ottenne
il “nulla osta” il 28 Giugno 1996.
Oggi come allora
l’intera comunità pirainese rimane indissolubilmente legata a quel padre che adesso
è il Beato Padre Pino Puglisi, del quale ricorda la sua attività socialmente
operosa, finalizzata alla presa di coscienza da parte delle persone, della loro
dignità di uomini, della loro insopprimibile libertà, della loro vocazione ad
agire sempre secondo una rettitudine, senza dovere sottostare ad imposizioni e
condizionamenti di chi vuole asservire gli altri, per farli strumento dei
propri interessi.